Daigo, violoncellista agli inzi della carriera, vede morire i suoi sogni quando l'orchestra in cui suona viene sciolta per motivi economici. La vendita del violoncello e il ritorno al paese natale con la giovane moglie marcano quello che appare un gran fallimento. Nella ricerca frettolosa di un lavoro, Daigo si lascia convincere da uno strano e distinto signore a provare un lavoro redditizio ma un po' vago. Si ritrova così a preparare i cadaveri prima che vengano messi nella bara per l'utimo viaggio. L'
okuribito - letteralmente
la persona che aiuta qualcuno che parte - è un'arte praticata in Giappone da millenni. Daigo si mette alla scuola del suo anziano e solenne maestro e ci aiuta a entrare nell'intimità delle famiglie in lutto. Ma quello che potrebbe essere una pratica morbosa, si rivela un'esperienza di libertà e un grande inno alla vita. E' proprio questo uno degli aspetti geniali del film : si parla di lutto e di morte ma con una tale delicatezza e grandezza d'animo che ogni sequenza fa crescere nello spettatore la gioia di vivere. Il film poi è così ricco che si presta a un dialogo su tanti altri argomenti. Uno è il perdono, perchè Daigo alla fine accetta di occuparsi del padre, che aveva abbandonato la famiglia tanti anni prima. Un'altro tema è la vocazione, anche intesa in senso "laico", come un ruolo che la vita ci assegna alle volte ben al di là delle nostre aspirazioni e dei nostri progetti. Anche le relazioni tra i personaggi si prestano ad un'analisi approfondita : i rapporti si costruiscono durante tutto lo svolgersi del racconto grazie a piccoli gesti, attenzioni, oggetti simbolici. Un vero antidoto a Facebook ! Non mancano l'umorismo e una grande qualità estetica, sottolineata da una colonna sonora eccellente.
Si consiglia di preparare bene il pubblico, sia per il soggetto trattato che per il ritmo lento. Dai 16 anni in su.
(scheda realizzata con il contributo di Takako Kurosawa)