[La Guerre est déclarée]
Il film mi ha convinto già dal trailer: la scelta delle musiche e delle immagini, lo stile del montaggio, mi avevano dato una gran voglia di scoprire l'ultima opera di Valérie Donzelli. Non per niente, la rivista Positif consigliava di "correre a vedere il film a occhi chiusi". Ma vale la pena tenere gli occhi ben aperti per scoprire come la regista riesca a "trasformare il piombo della vita in oro cinematografico" (ancora Positif). La malattia del figlio, vissuta realmente qualche anno prima, non è un soggetto strappalacrime. Scatena piuttosto una dichiarazione di guerra: la coppia si serra i gomiti, pensa una strategia, avanza in mezzo alle difficoltà.
E' l'entusiasmo della regista che travolge tutto, compresi i canoni della narrazione cinematografica. Le piccole e grandi invenzioni estetiche - che per momenti sembrano un fai-da-te alla buona - sono semplicemente al servizio della vita: quante volte nella vita dobbiamo arrangiarci con semplici "invenzioni" quotidiane!
I due protagonisti non si lasciano quindi abbattere dalla prova, ma accellerano la "velocità" della loro esistenza travolgendo tristezza e "buoni propositi" di parenti e amici. Una dichiarazione d'amore vissuta in pieno come coppia, come famiglia, rivolta innanzi tutto alla vita.
Il film può essere un'ottimo spunto per un dialogo sulla vita di coppia, sulla responsabilità, su come affrontare le difficoltà grandi o piccoli che tutti incontriamo. Dai 16 anni.
Il film può essere un'ottimo spunto per un dialogo sulla vita di coppia, sulla responsabilità, su come affrontare le difficoltà grandi o piccoli che tutti incontriamo. Dai 16 anni.
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