Quasi un documentario « work in progress », quest'opera è nata dalla sensibilità dei fratelli Taviani e la capacità del regista di teatro Fabio Cavalli. Ambientata in un carcere di alta sicurezza, la storia abbraccia un arco di sei mesi, facendoci rivivere le tappe fondamentali della messa in scena della tragedia "Giulio Cesare" di Shakespeare. Dalla presentazione del progetto ai detenuti, ai provini per selezionare gli attori, alle ripetizioni in gruppi : il carcere romano di Rebibbia diventa il teatro dove si mescolano le tragedie antiche con drammi personali contemporanei. Ognuno impara il copione nel suo dialetto d'origine : questo aiuta gli attori a dire
le battute come se sgorgassero dal loro intimo (
mymovies). Il film ha il merito di aiutarci a scoprire delle grandi qualità umane in uomini che hanno commesso i peggiori crimini, dandoci una visione del'Italia ricca e povera allo stesso tempo. Un'altro pregio di "Cesare deve morire" è di renderci consapevoli ancora una volta che l'arte – e il teatro in particolare – ci aiuta a crescere personalmente e collettivamente.
Non sono sicuro che l'Orso d'oro 2012 sia tutto meritato, ma il fatto di ricevere il primo premio del festival di Berlino ha aiutato a far conoscere un'opera alquanto originale.
Il film si presta senz'altro a un dibattito sulla natura umana, la forza e le debolezze di ciascuno di noi. Un'altra pista interessante può essere il posto dell'arte nella nostra vita.
Dai 16 anni in su.