La prima volta che ho proposto questo film per un cineforum - con africani di diversi paesi presenti - mi aspettavo un dibattito sui valori dell'Africa di ieri e di oggi. Se il dibattito c'è stato, con una bella partecipazione, la storia del villaggio di Colombane in Senegal (villaggio nativo del regista) ha fatto reagire innanzi tutto una giovane norvegese presente in sala. Qualche tempo prima Astrid aveva dato un esame di tedesco sul romanzo "La visita della vecchia signora" dello svizzero Friedrich Dürrenmatt da cui è tratta la sceneggiatura del film "Iene". Che sorpresa, per lei e quindi per la sala, scoprire che una vicenda ambientata in Svizzera può essere anche la storia di una comunità senegalese.
Personalmente, ero stato conquistato innanzitutto dalle atmosfere. Con pochi mezzi e un grande talento, il regista Djibril Mambéty ci fa vibrare al contatto con la gente di Colombane, piccola comunità in grande difficoltà economica. Il ritorno di Linguere, una donna nativa del villaggio che ha fatto fortuna all'estero, accende la speranza di un suo intervento generoso per salvare l'economia del villaggio.
Ma la "signora" ha ben altri piani: corrompere gli abitanti per ottenere vendetta dell'uomo che l'aveva svergognata costringendola poi a scappare dal paese. Fin dall'inizio "Iene" ci porta molto lontano dal modo occidentale di raccontare una storia, di rappresentare dei personaggi. In particolare l'eroe del racconto, Dramaan Drameh ha un legame ancestrale con la sua gente che all'inizio lo vuole fare sindaco. L'ambiguità del cuore umano viene alla luce con il cambiamento sottile della gente che, corrotta dai beni materiali, vorrà poi la scomparsa dell'eroe.
Il film è anche una critica aperta del capitalismo, con i peggiori aspetti del consumismo, che non risparmia i valori millenari dei paesi africani.
Importante la presenza di vari animali che punteggiano le fasi del racconto, e che sono, a momenti, simbolo del comportamento dei vari personaggi. Per esempio degli elefanti che iniziano e chiudono il racconto, segno che l'umanità avanza comunque, nonostante sbagli e debolezze.
Da notare la qualità della colonna sonora composta da Wasis Diop.
[Con la collaborazione di Jeanne Kabanga e Marcellus Nkafu]
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