S1m0ne è una commedia molto piacevole, anche distensiva, e allo stesso tempo ricca di spunti per un dibattito. Il regista Viktor Taransky (un eccellente Al Pacino) è sotto stress : da un lato la star del suo ultimo film fa dei capricci isterici, dall'altro la produzione - con a capo la sua ex-moglie - gli impone delle condizioni di lavoro che lui, in coscienza, non può accettare. Una volta licenziato, mentre sta sbarazzando lo studio di produzione del materiale girato (le "pizze" di pellicola) un informatico in fin di vita gli propone di sperimentare un programma che permette di creare un'attrice virtuale. L'attrice avrà un successo strepitoso, che andrà ben al di là di quello che il regista può prevedere.
Se oggi siamo ormai abituati a attori virtuali - per esempio gli effetti speciali de L'alba del Pianeta delle Scimmie rendono gli scimpanzé di un realismo sorprendente - S1m0ne sembra ambientato piuttosto fine anni '70, quando la differenza tra reale e virtuale era ancora ben visibile allo schermo. Si capisce quindi l'incredulità che suscita Viktor quando spiega che S1m0ne in realtà non esiste...
Il film si presta quindi a una lettura multipla. Intanto il rapporto star/produzione/regista, anche se a tratti esagerato, ci porta al cuore del funzionamento delle "majors", i grandi studi di produzione cinematografica. I dialoghi - e monologhi - di Al Pacino illustrano bene aspetti importanti della storia di Hollywood. La scomparsa (una morte prematura) e il ritorno di S1m0ne è proprio ciò che avvenne alla prima star del cinema (vedi divismo). Il comportamento isterico dei fan, alimentato da giornalisti senza scrupoli, ci mostra alcuni dei limiti dell'industria dello spettacolo. Ma l'argomento fondamentale per un dibattito sta nel rapporto di ognuno di noi al virtuale, pensiamo in particolare alle reti sociali (Facebook ecc.).
E' la figlia di Viktor che porrà la domanda fondamentale : ma chi ha mai veramente incontrato S1m0ne? Ci si accorge allora che tutti i rapporti con la star erano basati su un'immagine mentale, un desiderio, un'illusione. Una volta quest'illusione "chiarita" la famiglia di Viktor si ricompone: un finale da commedia americana si, ma forse utile per il morale con i tempi che corrono.