Dolls [2002 - 114']

Kitano - conosciuto sopprattutto per i film di yakuza (i mafiosi giapponesi) - ci invita all’immersione nella cultura giapponese tradizionale, cominciando da uno spettacolo di bunraku (marionette giapponesi) il cui stile imbeve tutto il film, dai costumi, al ritmo, agli elementi drammatici.
Tre storie si intrecciano in quasi due ore: quella di Matsumoto, che dapprima abbandona la donna che ama per un matrimonio di convenienza. Ma poi ci ripensa e dedica tutta la vita al  primo amore, che intanto ha perso il senno. Per evitare di perderla di nuovo, vaga senza meta tenendola attaccata con una corda.
La seconda storia è quella di uno yakuza che da giovane ha abbandonato la ragazza che lo ama per dedicarsi con più libertà alle attività mafiose. Per tutta la sua vita la ragazza lo aspetta nel posto dove si sono lasciati, finchè il suo uomo ritorna in età avanzata.
La terza storia è quella di una pop-star che viene sfigurata da un incidente di macchina e decide di abbandonare la sua carriera per non mostrarsi più in pubblico. Il suo fan più devoto farà di tutto per riuscire ad incontrarla.
Il ritmo del film - lento per alcuni - ci permette di entrare nelle vite e nelle scelte dei personaggi, per cercare di capire un’abnegazione romantica tipica di quella cultura.  A tratti, i personaggi sembrano muoversi sul palco della vita, manipolati dal destino come marionette. La qualità dei costumi, gli scenari con il ritmo delle stagioni, la qualità degli attori e lo stile narrativo di Kitano fanno della sua opera una vera meraviglia. Se il simbolismo può essere un po’ ermetico per alcuni, il film si presta bene a dibattere sul rapporto uomo/donna e sulla fedeltà nella coppia.



Dolls
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Takeshi Kitanos Dolls
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